Decennale community Alumni: foto di gruppo dei partecipanti
04/12/2025

La forza delle connessioni: 10 anni di community Alumni UniTrento

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Una comunità formata da più di 60 mila studentesse e studenti che, dal 1962 ad oggi, si sono laureati all’Università di Trento. E che da dieci anni possono contare su una rete di contatti e alleanze che contribuisce a tenere vivi il sentimento di appartenenza a UniTrento e i rapporti umani e professionali che al suo interno si sono creati. È questo l’impegno di Alumni UniTrento. Pochi giorni fa a Palazzo Prodi, un lungo pomeriggio di incontri, dialoghi, tavole rotonde, sorrisi e musica per festeggiare questo decennale.


«Non un amarcord ma un momento per guardare avanti e immaginare cosa si può ancora fare assieme». Le parole del rettore Flavio Deflorian descrivono con chiarezza lo spirito che ha animato l’evento organizzato per festeggiare i dieci anni di Alumni UniTrento. «Bentornati, perché questa è la vostra casa», ha esordito. Nel suo saluto iniziale, ha ricordato di essere il primo rettore alumnus dell’ateneo trentino. Tutto il suo percorso accademico e professionale si è svolto con l’etichetta di UniTrento cucita addosso. E che, come ha sottolineato, porta da sempre con fierezza e senso di appartenenza. «Un senso di appartenenza che ci identifica e che festeggiamo anche dopo la laurea con orgoglio». L’incontro si è articolato con due tavole rotonde, la testimonianza di Arnaldo Zaffanella, alumnus in Sociologia con un percorso professionale nel settore energia, sicurezza e e governance e oggi formatore manageriale, e un obiettivo comune: raccontare come l’Università di Trento stia formando nuove generazioni di persone capaci di incidere sul presente e immaginare il domani. Al centro del confronto, il significato del talento, le traiettorie del lavoro e il valore delle differenze.


La prima tavola rotonda "Storie di futuro: la parola ai giovani Alumni", ha riunito alcuni talenti che si sono distinti per merito e impegno. Appartenenti alla cosiddetta Gen Z, nativi digitali, pragmatici e creativi, sono accomunati da un approccio che rifiuta l’astrazione: capire i fenomeni, impegnarsi, lasciare il segno. Matteo Dal Bello, laureato in Management e vincitore del premio in memoria di Massimo De Alessandri – Dolomiti 2025, ha raccontato la sua analisi sulla transizione europea dal gas naturale all'idrogeno. «Non mi arrogo la pretesa di aver cambiato lo scenario europeo – ha spiegato – ma credo di aver colto un punto essenziale: non fermarsi all’apparenza, andare in profondità per capire come implementare davvero il cambiamento». Oggi lavora proprio nel settore delle infrastrutture energetiche, un percorso maturato grazie anche ai workshop e alle esperienze internazionali offerte da UniTrento. Uno sguardo al futuro è quello che è arrivato da Giulia Sabaini, laureata in Giurisprudenza e vincitrice del premio “Vince la democrazia 2025”, che ha esplorato l’equità intergenerazionale nel diritto internazionale. «La speranza la vedo nella rappresentatività: iniziare a prevedere valutazioni d’impatto generazionale nei territori, garantire che qualcuno tuteli anche gli interessi di chi verrà». Per lei, UniTrento è stata la base per costruire una identità professionale aperta e internazionale.


Paolo Aliprandi, premiato da UCID 2025, studia come integrare in modo consapevole l’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro. «Le applicazioni promettenti? Quelle nel campo dell’educazione. L’ia non va ignorata: può aiutare chi insegna a comunicare meglio». Anche per lui, l’università è stata un trampolino. Dalla tecnologia alla salute, Chiara Fornari, neuroscienziata e dottoranda al Centro interdipartimentale Mente e Cervello di Rovereto, è referente del progetto "Ricordare domani: predire la demenza oggi", dedicato allo studio dei segnali precoci della demenza frontotemporale e sostenuto da una campagna di crowdfunding. «La ricerca è altruismo – ha detto – ma anche egoismo: un investimento per un futuro migliore, per gli altri e per noi stessi». A chiudere il primo panel Nicolò Marconi, studente di Ingegneria dell'Informazione e team leader di E-Agle Trento Racing Team che ha come obiettivo produrre una monoposto elettrica. Anche questo progetto, "La sostenibilità in pista", è sostenuto da una raccolta fondi. «Il valore di questo lavoro è il learning by doing: appartenere a una squadra, affrontare problemi reali, mettere in gioco tempo ed energie per costruire competenze che in aula non si acquisiscono».


La seconda tavola rotonda, "Persone con talenti: il valore delle differenze", ha riunito professionisti e mentor del programma Alumni. Al centro, una domanda: che cos’è oggi il talento? Per Alessandro Marchi, general manager di Adler, «il talento è saper fare le cose per bene: tecnica, certo, ma anche energia, passione, voglia di crescere». Non è infinito, aggiunge, e va coltivato in un ambiente che lo stimoli. «Le aziende che valorizzano la diversità creano una sinfonia: più talenti insieme generano armonia e innovazione». Francesco Apuzzo, consulente e mentor expert, ha spostato l’attenzione sul contesto: «Non mi interessa tanto definire cos’è un talento, quanto capire come farlo emergere. Ognuno possiede un’irripetibilità che è ricchezza pura». Servono fiducia e metodologie che permettano alle persone di contribuire con le proprie differenze. Chiara D’Agostin, Hr business partner di Dedagroup, ha sottolineato il ruolo delle aziende nell’accompagnare i giovani all’ingresso nel lavoro: «Imparare in fretta, adattarsi, creare valore: sono queste le forme di talento che vedo. Ma per coltivarle servono leadership preparate e strumenti concreti di conciliazione vita-lavoro». Matteo Scarpari, senior Hr specialist di Autostrada del Brennero, ha ricordato che le carriere nascono anche dalle connessioni: «Fare network, comunicare, creare relazioni. Sono questi gli strumenti che aiutano davvero un giovane a crescere».


A chiudere la serata, la presentazione della sesta edizione del programma Mentoring, con un messaggio chiaro: talento e differenze non si valorizzano da soli. Servono guide, comunità, luoghi in cui confrontarsi.


Autrice:
Paola Siano
giornalista Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Articolo aggiornato il 04/12/2025